13 gen SAN BENEDETTO – Ieri le cassette di pesce azzurro portate a riva dalle
quattro imbarcazioni tranesi sono state vendute insieme a quelle delle
barche sambenedettesi. Il tutto senza che avesse luogo alcun disordine,
nonostante alcuni marittimi si fossero detti contrari all’iniziativa.
Una ratifica ufficiale ad un accordo siglato venerdì scorso in
Capitaneria, alla presenza dei rappresentanti dei natanti Nina Madre,
Maria Assunta, Tonino Primo e Gaetano Primo, tutte del comparto di San
Benedetto sebbene di origini pugliesi. La categoria del pesce azzurro
sarebbe in sostanza spaccata: da un lato l’Abruzzopesca, con al timone
Franco Bruni, teme che l’ingresso dei tranesi possa portare troppe
cassette al mercato ittico e di conseguenza possa generare una
sensibile diminuzione dei prezzi. Dall’altro, invece, la Trontopesca,
altra cooperativa che, al contrario, è a favore della regolarizzazione
dei pugliesi. E poi ci sono i commercianti che, in passato, avevano
studiato diversi stratagemmi per poter acquistare, in maniera legale,
il pesce dei tranesi che non erano autorizzati a vendere al mercato
ittico. Insomma un quadro complesso, fatto di circa venti tra lampare e
volanti che faticano a trovare un modo di pensare unitario. In sostanza
l’Abruzzopesca ha paura che i prezzi del pescato scendano, mentre la
Trontopesca è d’accordo con la naturalizzazione dei pugliesi.
11 gen SAN BENEDETTO – Domani sarà un giorno campale per la marineria
sambenedettese. I pugliesi, a sentire le indiscrezioni circolanti al
porto, tenteranno ancora di vendere il loro pescato all’interno del
mercato ittico locale.
A sentir la marineria Sambenedettese, ogni cosa sarebbe già stata decisa dalle istituzioni a seguito
di un incontro che i portavoce delle quattro imbarcazioni tranesi
avrebbero avuto con i vertici della capitaneria di porto e
dell’amministrazione comunale.
“Da quello che sappiamo – spiegano i pescatori – le parti si sono incontrate per derogare all’accordo che
stipulammo mesi fa”. Un accordo nel quale si sosteneva che le
imbarcazioni pugliesi, cioè il Nina Madre, il Maria Assunta, il Tonino
Primo ed il Gaetano Primo, avrebbero potuto pescare nelle acque
sambenedettesi e attraccare al porto ma non avrebbero potuto far
passare sui rulli dell’asta nemmeno una cassetta di pesce. Tutto il
pescato avrebbe dovuto, infatti, esser caricato su appositi camion e
trasportato in altri mercati più disponibili ad accoglierne la vendita.
La
marineria, a seguito delle indiscrezioni trapelate, resta convinta che
domani sera i pugliesi venderanno il loro pesce all’interno del mercato
ittico sambenedettese.
“E’ il sistema – spiega Bruni
– che glielo permette ad essere sbagliato. Capisco che i commercianti,
ad esempio, abbiano tutto l’interesse affinché passi più pesce all’asta
perché più cassette arrivano, meno costano. Ma per noi la situazione
diverrà veramente drammatica. E’ la legge del mercato, il surplus
genera prezzi troppo bassi che non permettono ai marittimi nemmeno di
ripagarsi le spese.
Gli animi restano agitati, alla luce anche
delle tensioni che si registrarono lo scorso 12 febbraio, quando con le
stesse motivazioni i pescatori locali bloccarono al momento
dell’attracco le imbarcazioni tranesi ree di non rispettare una sorta
di codice etico che la marineria si è data anni fa al fine di attuare
una sana e pacifica convivenza. Le due barche del Sud (sono quattro, ma
pescano a coppie) avrebbero, in buona sostanza, alterato gli equilibri
al porto, spingendo verso il collasso – attraverso una concorrenza che
può risultare letale – i natanti sambenedettesi.
Per domani c’è
da aspettarsi di tutto dai pescatori: una battaglia simile a quella
dello scorso 12 febbraio o, semplicemente, un’amara presa d’atto della
ratifica istituzionale all’ingresso al mercato ittico dei pugliesi. In
quest’ultimo caso si vivrebbe una sorta di Caporetto ittica per i
sambenedettesi che peraltro temono di essere stati tenuti all’oscuro
d’importanti decisioni.
Ci amareggia anche la possibilità –
aggiunge Bruni – di essere stati esclusi da eventuali riunioni
destinate a decidere anche della nostra sorte. Perché non siamo stati
convocati?.
E alla domanda, qualora lunedì i tranesi dovessero
far nuovamente capolino, dovranno rispondere le istituzioni che anche
in passato seguirono il faccia a faccia fra le due marinerie, cioè la
Capitaneria di Porto, l’amministrazione comunale e anche la Prefettura
che s’interessò ai disordini.
Quando i pugliesi furono accusati di non rispettare il codice etico condiviso tra le marinerie, non stettero a guardare. Restii ad indossare i panni
dei ‘cattivi’ della situazione, tentarono di convincere i più della
propria buona fede puntando a loro volta il dito contro alcuni
esponenti della marineria locale che avrebbero mantenuto un profilo
condiscendente con loro solo per motivi di convenienza economica per
poi girare le spalle nel momento della crisi.
Le domande che ci vengono in mente, per vederci un pochino più chiaro nella questione sono tante… In particolare: a chi giova? ai commercianti, e quindi al mercato, e quindi a quell’insieme di interessi legati all’indotto dei "rulli"?
Che interessi hanno le istituzioni, e che tipo di rapporti le lega alle ‘lobby’ dell’indotto del porto?
Perchè pagare dei prezzolati, con il rischio di spezzare la coerenza di un comune e condiviso codice etico di ‘sopravvivenza’ in ambito lavorativo, per qualche giornata di ribassi al dettaglio?
La marineria Sambenedettese ha, nel corso della sua storia, saputo affrontare alcune situazioni di petto. Il rischio da evitare, è una guerra tra lavoratori del mare, non volendo vedere gli interessi economici legati ad alcune ‘anomalie’.
disordini e blocco della linea adriatica da parte della marineria sambenedettese
Scontri al porto tra pescatori truentini e pugliesi
MARTINSICURO – Questa volta la reazione è stata feroce, con tafferugli
fatti di spintoni, grida e accuse di ogni genere.
Proprio ieri mattina, dalle pagine del Corriere Adriatico i fratelli
Raffaele, armatori delle barche pugliesi, difendevano la propria
posizione dicendosi esterrefatti di fronte al comportamento dei
lamparisti che li accusano di non rispettare una sorta di codice etico.
Mentre ieri, due delle loro barche sono state colte a pescare cefali entro le
tre miglia, vale a dire in area vietata alla pesca.
All’approdo
delle due barche, rientrate sotto scorta di una vedetta, è avvenuto il
confronto tra le due fazioni, quella dei pescatori martinsicuresi e
quella dei loro colleghi pugliesi.
E’ successo di tutto. Una calca
fatta di decine di persone che si sono trovate in mezzo ad un vero e
proprio tafferuglio tra grida, spintoni e accuse di ogni genere per una
situazione che non è degenerata solo grazie all’intervento della
polizia e di alcuni marittimi locali che hanno tentato di calmare gli
animi dei loro colleghi più inferociti.
“Ve ne dovete andare –
hanno gridato in molti agli equipaggi pugliesi – questo è il codice
etico che rispettate?”. Il pesce, quintali e quintali di cefali
pescati, secondo le accuse, a poca distanza dalla riva, è stato
interamente sequestrato ed ora agli armatori toccherà pagare una
sanzione amministrativa. Troppo poco secondo i marittimi truentini che
chiedono invece pene più pesanti come il sequestro di tutte le
attrezzature di pesca ed il ritiro della licenza.
La tensione,
insomma, è tornata alle stelle. La spaccatura, che sembrava almeno
parzialmente ricomposta con gli accordi stipulati addirittura di fronte
al Prefetto, sembra essersi riaperta e, mai come ora, appare insanabile.
Le due
imbarcazioni hanno fatto il loro rientro in porto poco dopo le 16 ma la
folla è rimasta sulla banchina Malfizia fino a dopo le 18, vale a dire
al termine di tutte le operazioni di scarico e sequestro portate a
termine dalla capitaneria di porto. Il tutto sotto gli occhi delle
forze dell’ordine presenti con due auto della polizia, una dei
carabinieri ed alcuni ispettori del commissariato sambenedettese. Ora
tutti gli occhi dei marittimi di Martinsicuro, sono puntati sulla
capitaneria di porto, per conoscere le decisioni relative ai
provvedimenti da prendere nei confronti delle due imbarcazioni.
La
marineria sambenedettese, intanto, sta a guardare. Nessuno, o pochi,
dei marittimi locali, è disposto a prendere posizione, un po’ per
quieto vivere e un po’ perché ai veleni già esistenti si aggiunge il
fatto che, contrariamente a quanto avvenuto per Marche e Puglia, i
marittimi abruzzesi hanno potuto usufruire di finanziamenti regionali
destinati alla pesca.