Un comunicato tra i tanti, pubblicati per solidarizzare con i compagni e le compagne coinvolti nella maxi-operazione del 6 aprile.
Perchè non parli solo chi ha perso la virtù del silenzio.
SOLIDARIETÀ e COMPLICITÀ
CON I COMPAGNI PERQUISITI, INQUISITI E IMPRIGIONATI
Non e’ la prima volta nella storia, non e’ l’unico posto del mondo dove lo
Stato,terrorizzato dall’acuirsi dei conflitti sociali mette in piedi montature
che vendono il prodotto ‘terrorista’ al cittadino che compra sicurezza.
Cio’ che mina realmente la pace sociale non e’ più l’impoverimento di
una classe sociale, ne’ l’atrocità delle nocività o di certe politiche sui diritti
umani. È chiaro ormai che questa triste epoca si caratterizza per la capaci-
tà degli esseri umani di assorbire, incassare, sopportare una vita che
sarebbe – se nessuno ci convincesse sin da piccoli del contrario –
altrimenti insopportabile.
Ciò che mina la pace sociale, in un epoca in cui ognuno e ognuna ha
ben più di una ragione per sollevarsi dalla propria condizione ed esigere
una prospettiva nuova, è la scintilla che gli ricordi che sollevarsi è possibile.
Ciò che temono è la prima pietra.
Il giudizio, l’operazione, gli sbirri e i procuratori sostituti sanno già che li
aspetta il tuffo nel buco dell’acqua: una struttura, con dei capi, per gli anti-
autoritari è un insulto, uno sputo in faccia.
E un incendio, un vetro in frantumi, una scritta non sono terrorismo.
I morti, i tumori, la vita a cui siamo costretti, il lavoro salariato, le torture, le
bombe sulle popolazioni, le sbarre… Questo è terrore!
Ma allo Stato non serve avere ragione: basta giocarsela, non ha anni da
perdere, o soldi e tempo da buttare in un processo: lo stato è infinita-
mente vincente, anche in una operazione giudiziaria persa in partenza.
Siamo convinti che l’unica maniera per rimanere vicino ai nostri compagni
e le nostre compagne rinchiusi, è quella di afferrare il sasso gli hanno
strappato di mano, e scagliarlo ancor più forte contro il nemico che,
colpevole della nostra condizione di sfruttamento, sfodera tutte
le armi per difendere lo status quo dagli attacchi dei suoi oppositori.
Tra questi, noi.
Non c’è tempo per le parole: ci aspettano tutte
le pietre che restano.
alcuni anonimi, fantomatici, non identificati,
anarchici solidali dalla Costa Marchigiana