Aumenta la crisi. Aumenta la lotta?

la Manuli corre in Cina,447 posti di lavoro

a rischio

ASCOLI – Incubo cinese per i 447 lavoratori (di cui una ottantina di
impiegati) della Manuli, al netto degli oltre 140 operai interinali
mandati a casa dopo la scadenza del contratto di lavoro. Un incubo che
si è materializzato ieri mattina davanti ai cancelli chiusi della
fabbrica, dove i sindacati della Ugl, Sdl, Cisl e Uil hanno organizzato
un’assemblea “volante”, all’ultimo momento ed a fabbrica chiusa, tanto
è importante e delicato il momento attraversato per il futuro
lavorativo dell’intero stabilimento chimico ascolano. “Sindacalmente
inconcepibile il comportamento tenuto dalla Manuli – ha attaccato il
vice coordinatore del Sindacato dei Lavoratori, nonche dipendente
Manuli, Andrea Quaglietti -, che di fatto fa carta straccia
dell’accordo sindacale sottoscritto appena qualche settimana addietro.
Dopo la firma di quell’accordo (il rinnovo del contratto integrativo,
ndr) è successo di tutto e di più: raid dentro l’azienda con l’intento
di intimidire gli operai (alcuni dei quali addirittura licenziati),
colpevoli solo di mangiare un panino, nessun lavoratore interinale
riassunto dopo la scadenza del contratto. Tutto ciò unito a brutti
segnali che provengono dalla stessa Manuli, che non sappiamo dove vuole
andare a parare dopo che a fine novembre ha dichiarato che a gennaio
saremmo ripartiti in tutta tranquillità con la produzione, mentre ora
ha chiesto ulteriori due settimane di cassa integrazione e si accinge a
trasferire anche una macchina ‘trecciatrice’ in Cina. In un momento
così delicato – l’appello lanciato da Quaglietti -, il sindacato e
tutti i lavoratori, uniti, sono chiamati ad una presa di posizione
forte nei confronti dell’azienda che, è oramai purtroppo chiaro, vuole
smantellare poco per volta lo stabilimento ascolano a favore dei due
che ha in Cina, e che lo stesso Dardanio Manuli, nel corso di una
recente intervista, ha dichiarato di voler potenziare entro il 2010,
investendovi circa 60 milioni di euro”. A fabbrica aperta, gli stessi
sindacati organizzeranno un’altra assemblea per informare tutti i
lavoratori della delicata situazione venutasi a creare, con l’azienda
che ha già richiesto altre due settimane di Cig, da fare una a gennaio
ed una nel mese di febbraio. Nel corso dell’assemblea di ieri non sono
mancati riferimenti all’assenza della Cgil, seppur senza alcuna
polemica. “Ci dispiace che la Cgil non sia qui con noi stamattina –
hanno detto gli stessi sindacalisti -, in un’assemblea che non è certo
una provocazione verso l’azienda, ma un segnale forte della presenza
del sindacato a fianco dei lavoratori”. “Questa è un’azienda non più
affidabile – ha tagliato corto Vinicio Ferracuti, segretario
provinciale della Ugl -, con la cig che si sta ripercuotendo a catena
anche verso l’indotto della Manuli. A questo punto bisogna interessare
anche le istituzioni, perché la fabbrica è anche del territorio”.



Niente stipendi alla Ad


ASCOLI – Un Natale al “verde”. E’ quello che si prospetta per le 17
lavoratrici della “A.D.”, azienda tessile di Marino Maravalli con sede
a Maltignano, che vantano due mensilità arretrate di stipendio e che da
giovedì scorso sono scese in sciopero. “Dopo che avevamo fatto un
accordo di rientro delle mensilità – ha dichiarato Paola Giovannozzi
della Cgil, impegnata nell’ennesima vertenza insieme al segretario
della Uil, Floriano Canali -, la proprietà non ha mantenuto fede ai
patti, costringendoci a scioperare. Chiederemo quanto prima un incontro
alla Provincia, perché con la stessa azienda, che aveva aperto una
procedura di mobilità per otto lavoratrici, avevamo in precedenza
concordato di prorogare la stessa procedura sino a marzo. Ovviamente,
fermo restando questo stato di cose, non siamo più d’accordo”. Problemi
anche alla Gifar ed alla Germa, le due aziende di Offida facenti parte
del gruppo Gironacci, dove sindacati e lavoratori lamentano il ritardo
del pagamento del Tfr da parte della proprietà.



Venti di crisi alla Indesit di Comunanza


COMUNANZA – “Ombre” di crisi anche alla Indesit di Comunanza, di
proprietà della Merloni. Ad essere preoccupata è la segreteria dei
metalmeccanici della Ugl, che stigmatizza i rischi che lo stabilimento
potrebbe correre nel corso del 2009. “Nello scenario economico
complessivo toccato da forti elementi recessivi, la Ugl ha voluto
incontrare il Dottor Stango, Responsabile delle Risorse Umane della
‘Indesit Company’, per avere il quadro espositivo 2009 su volumi
produttivi, occupazione, innovazione, investimenti. Ci sono segnali di
preoccupazione tra i lavoratori. Per il 2009 la Indesit prevede un calo
dei mercati in Italia e in Russia. Nel 2008 c’è stato un calo di volumi
produttivi all’interno del Gruppo di 900.000 pezzi, di cui 400.000
prodotti negli stabilimenti Italiani; per il 2009 si ipotizza una
diminuzione dei pezzi prodotti. I primi sei mesi del 2009 saranno
difficili, con i numeri di budget che saranno forniti dalla Indesit
solo a fine gennaio. Le ricadute negative in termini di volumi
produttivi per il 2009 toccheranno tutti gli stabilimenti. Per
Comunanza è necessario tenere gli occhi aperti, perché ad un mercato in
discesa si somma l’attivazione della produzione della lavatrice
‘Aqualtis’, eccellenza dello stabilimento di Comunanza, nello
stabilimento Indesit in Polonia. Chiediamo investimenti ed innovazioni
di prodotto e di processo come antidoto alla crisi”.

 

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