[carcere Castrogno – TE] Conversazione tra secondini circa un pestaggio

Di carcere si muore. Questa volta che si è scoperchiato il caso magari faranno un pò più di polvere del solito. La morte di Stefano Cucchi, non è che l’ennesima, di una violenza istituzionalizzata, che ha fatto oltre 1200 morti in 7 anni…
Quanto segue è tratto da una registrazione tra due secondini nel carcere di Castrogno [Teramo]:

TERAMO. La Procura della Repubblica di Teramo ha aperto un fascicolo d’indagine sul caso del presunto pestaggio di un detenuto rinchiuso nel carcere di Castrogno, da parte di agenti di polizia penitenziaria.

Il sostituto procuratore David Mancini ha disposto l’acquisizione dei supporti magnetici su cui sarebbe stato registrato il colloquio tra alcuni agenti che raccontavano l’episodio, verificatosi alla presenza di altri detenuti.
Nella registrazione audio, catturata con un cellulare, è chiaramente udibile il collqouio, agitato, tra due dipendenti del carcere, in cui si fa riferimento all’episodio del detenuto picchiato con sottolineature dell’errore commesso «a farlo in sezione» e non sotto, lontano dalle celle, dove nessuno può vedere.
Ancor più grave, sarebbe la contestazione di aver pestato il detenuto dinanzi a un altro, dunque testimone dell’accaduto. La registrazione è stata recapitata in una busta, a mezzo servizio postale, con una lettera di accompagnamento al quotidiano La Città che ieri ha pubblicato la notizia.
Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), in una nota «prende le distanze dalle accuse di un presunto pestaggio» ed esprime solidarietà nei confronti del personale di Castrogno e in particolar modo «al commissario Giovanni Luzi, comandante della polizia penitenziaria», che viene indicato come una delle due voci della registrazione.
«Gli uomini e le donne del corpo di polizia penitenziaria in servizio presso l’istituto teramano – ha affermato il segretario provinciale, Giuseppe Pallini -, eseguono servizio con grande senso di responsabilità, abnegazione e professionalità più volte dimostrati nel recente passato, salvando la vita a detenuti che volevano suicidarsi e mai ha usato la forza nei confronti dei detenuti, se non per reprimete atti di violenza».

Alcuni estratti della conversazione registrata:

ASCOLTA L’AUDIO

«Abbiamo rischiato una rivolta eccezionale, una rivolta… », si sente ripetere al primo.
I tentativi del secondo di fornire una giustificazione dicendosi ignaro dell’accaduto. E ancora, il primo continua:
«Ma perché, scusa, non lo sai che ha menato al detenuto in sezione? ». E l’altro: «Io non c’ero, non so nulla».
Il tono di voce cresce: «Ma se lo sanno tutti?» Pochissimi secondi e poi: «In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto». Lapidario. Sotto. Non in sezione. Un detenuto non si massacra. Anzi si, si può massacrare ma non in pubblico.
«Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto…», conclude.
La voce  apparterrebbe al Comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno, Giovanni Luzi.
L’interlocutore? Un sovrintendente che il giorno della presunta aggressione “al contrario”, da agente a detenuto, sarebbe stato di turno come capo-posto ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono ospitati i circa 400 detenuti”»

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