La B&B, produce componenti e mobili laccati per crociere e navi di lusso. Ieri ha prospettato alle parti sociali la dismissione dello stabilimento di Ascoli. Una decisione che prelude all’apertura della procedura di mobilità per gli 80 dipendenti dell’azienda che si trovano già in cassa integrazione.
I sindacati fanno notare che il settore dei divani, che si producono ad Ascoli tira ancora sul mercato, e palesano che le motivazioni addotte dall’azienda, siano solo un pretesto.
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27 nov – Ascoli In fase di preoccupante stallo la vertenza sindacale in atto alla B&B di Campolungo, dopo l’incontro di trattativa di ieri mattina in Assindustria. Con l’azienda rimasta ferma nella sua intransigente posizione di voler chiudere comunque lo stabilimento, il sindacato ha provato ad intavolare una trattativa sull’aumento degli incentivi economici all’esodo. Un tema, quello degli incentivi, su cui alcuni giorni fa l’ipotesi formulata dallo stesso sindacato era stata bocciata, seppur di poco, dai lavoratori riuniti in assemblea, che chiedevano maggiori garanzie economiche da poter sommare agli ammortizzatori sociali della cassa integrazione e della susseguente mobilità, atteso che comunque l’azienda non sarebbe tornata indietro rispetto alla propria volontà di dismettere lo stabilimento ascolano. Da quello che si evince la cifra disponibile da parte aziendale dovrebbe aggirarsi intorno ai 7/8 mila euro da aggiungere ai due anni (1+1) di cassa integrazione prima della mobilità. Cifra ben al di sotto della richiesta formulata in sede di trattativa dal sindacato (si parla di quasi 20 mila euro), con la proprietà che avrebbe comunque evidenziato delle flebili aperture a ritoccare verso l’alto (nell’ordine però di solo qualche migliaio di euro) l’incentivo all’esodo. “Torneremo ad incontrarci con l’azienda forse la settimana prossima – ha affermato ancora Petrocchi -, ma nel frattempo continueremo con il presidio davanti ai cancelli e con lo sciopero ad oltranza. Anche perché in magazzino è ferma una produzione di circa un milione di euro che l’azienda vorrebbe sbloccare al più presto”.
“Il clima che si respira tra i lavoratori – afferma una RSU dello stabilimento -, è di sfiducia e tanto sconforto. Siamo arrabbiati e tanto, per un comportamento dell’azienda che dimostra di non tenere in nessun conto le nostre necessità ed esigenze. Ci sbatte fuori dopo averci sfruttato per anni, e vuole farlo senza pagare alcun dazio. Ciò non è possibile, siamo ben consci di quanto stiamo rischiando in una simile situazione, ma ne va della nostra vita e quindi siamo e continueremo ad essere uniti nella lotta, che temiamo sarà molto dura. Molti di noi sono giovani, alcuni appena sposati: dove lo ritroveremo un altro lavoro in un contesto di crisi come questo? Con che sosterremo le nostre famiglie? Chi pagherà i nostri mutui?”