[Appello-mozione] Per una manifestazione anti-g8 a L’Aquila

Il G8 ci riguarda tutti, ma adesso e qui, riguarda soprattutto gli aquilani

Dei quasi 400milioni di euro stanziati per il G8 alla Maddalena, saranno
comunque spesi più di 327 milioni di euro per le opere avviate in
Sardegna (fonte protezione civile nazionale: www.g8italia2009.it), cui
andranno ad aggiungersi 90milioni di euro per garantire la sicurezza al
G8 dell’Aquila e i 900mila euro per l’adeguamento dell’aeroporto di
Preturo, per un totale secco di € 418.400.000, più della spesa prevista
nel 2011 per la ricostruzione in Abruzzo dal decreto 39.

Noi Aquilani abbiamo almeno 5 ragioni per manifestare durante il G8

Sanità, cambiamenti climatici e sicurezza, prevenzione e gestione delle
calamità naturali, sviluppo, crisi e governance, questi i temi
all’agenda del G8.
Sanità – Al G8 si parlerà di lotta alle pandemie, ma nei campi ci si
ammala e all’ospedale non è ancora possibile fare analisi del sangue per
lo spostamento, nell’area che prima accoglieva il laboratorio di
analisi, dell’ospedale da campo del G8. Il reparto malattie infettive
non esiste più e i casi di tubercolosi rilevati in alcuni campi sono
stati trasferiti fuori regione. Le altre malattie da tenda
(gastroenteriti, bronchiti, polmoniti, asma ecc.) rimangono in tenda e
il loro controllo rimane problematico se non si eliminano gli agenti
eziologici determinanti e predisponenti (clima, alimentazione,
sovraffollamento).
Clima e sicurezza – saranno i poveri a subire le conseguenze più rigide
dei cambiamenti climatici prodotti dall’inquinamento e dalla
devastazione selvaggia del territorio per il profitto di pochi. Questo
sistema economico non è ecosostenibile e i terremotati d’Abruzzo ne sono
testimoni: chi ha costruito solo per il profitto ha dato loro case
insicure, chi ha provocato i cambiamenti climatici li espone ora ad
intemperie insostenibili anche dalla stessa protezione civile.
Prevenzione e gestione delle calamità naturali – sono i fatti a parlare
e gli aquilani su questo hanno ancora molto da raccontare, da dire, da
urlare
Sviluppo – quale sviluppo senza partecipazione? L’unica partecipazione
che ci viene chiesta è quella di tirar fuori i soldi che non abbiamo
più, colpendo, con il decreto 39, il sud e le famiglie povere, tagliando
il Fas (fondo aree sottoutilizzate), il bonus famiglia, la spesa
farmaceutica e le nostre ultime illusioni con nuove lotterie e gratta e
vinci. Chi ha ancora un lavoro o un’attività produttiva può sperare nel
credito d’imposta o nei mutui agevolati, chi non li ha si vedrà
espropriato da Fintecna delle macerie che gli sono rimaste e i residenti
confinati nelle baraccopoli. Ma si sa, Bertolaso "trasforma le
catastrofi in oro zecchino" (www.avetrana.org), sarà per questo che non
le previene?
Crisi e governance – L’Aquila con il terremoto, è diventata il simbolo
della crisi e con il post-terremoto la cartina tornasole dei rimedi ad
essa, che si annunciano peggiori dei mali che l’hanno causata. I
pilastri della nuova economia globale sono letteralmente crepati sopra
306 aquilani, sotto il peso del profitto. Quei tondini lisci,
ammucchiati solo da un lato senza collegamento con le staffe, quel
cemento sabbioso, che si è sbriciolato sopra le teste di chi non c’è
più, non sono frutti del fato, ma di un capitalismo scellerato, che ha
messo al primo posto il profitto anziché la sicurezza, la vita umana.
Non il terremoto ci ha uccisi, ma l’incuria per il profitto, seminando
lutti, precarietà, disoccupazione, miseria. I rimedi a questo male non
possono prescindere dalla denuncia e dalla messa in discussione di ciò
che lo ha generato, né dalla partecipazione dal basso e dalla libera
espressione delle popolazioni colpite. I rimedi a questo male imposti
invece dal governo e dai potenti della terra, che dall’8 al 10 luglio
convergeranno all’Aquila per il G8, vanno in direzione opposta: ai
disagi, alla precarietà, alla mancanza di un futuro delle popolazioni
sfollate rispondono con la militarizzazione, la mancanza di diritti, il
via libera a nuove speculazioni edilizie, l’utilizzo della solidarietà
nazionale e del volontariato come forme di controllo sociale.
Assistenzialismo-Carità contro Autogestione-Partecipazione. Il ruolo
della protezione civile e del volontariato è vissuto come forma di
rapina di reddito e lavoro dalle popolazioni terremotate e l’esclusione
dei cervelli e delle braccia aquilane dai progetti per la ricostruzione
rafforza l’immagine di una protezione tutt’altro che civile e
partecipata. La protezione civile, per la Costituzione italiana,
dovrebbe svolgere ruoli di prevenzione e di controllo dell’emergenza,
non essere investita di pieni poteri anche nella fase della
ricostruzione. E invece sin dal primo governo Berlusconi le competenze
della protezione civile, con a capo Bertolaso, sono andate ben oltre i
limiti costituzionalmente definiti: dalla gestione delle emergenze
all’organizzazione dei "grandi eventi" come il G8, alla ricostruzione e
ogni volta i fondi erogati dal Tesoro sono stati spesi senza preventivi,
regole e autorizzazioni, reclutando in tutta tranquillità architetti,
studi professionali e ditte guarda caso del giro Fininvest.
Contro la crisi globale il governo italiano propone Flessibilità – come
quella dei 353 dipendenti della Transcom licenziati e trasferiti col
pretesto dell’inagibilità della sede -, Un "nuovo codice per le economie
mondiali" – come quello stabilito dal decreto 39, in deroga ai principi
per la trasparenza, la democrazia, la salute ambientale -, Sicurezza –
come quella degli sfollati alimentati con carne avariata e cibo scaduto,
delle case che si sono sbriciolate, del lavoro che abbiamo perso, del
silenzio sulle nostre denunce e rivendicazioni prima per le elezioni ora
per il G8 -, Aumento delle spese militari, ritorno al nucleare e grandi
opere – come i 15 miliardi di euro per l’acquisto dei caccia
statunitensi F 35, come i 100 milioni di euro di tassa occulta nella
bolletta elettrica per il nucleare, come i 47 miliardi di euro per la
TAV, i 6 miliardi di euro per il ponte sullo stretto ecc.-. Oltre a
tutto ciò, il governo spende soldi pubblici per mandarci in crociera nei
giorni del G8 e poi viene a dirci che non ci sono i soldi per la
ricostruzione in Abruzzo!

Ma la mamma di tutte le ragioni…
è la strumentalizzazione del nostro dramma per allontanare da noi la
vera solidarietà, è tenerci zitti per dar fiato alla propaganda di un
sistema in crisi, che usa la nostra terra come palcoscenico per
proclamarsi vincitore, i nostri corpi come ostaggi, i nostri bisogni per
ricattarci. Dall’8 al 10 luglio tutti i riflettori del mondo saranno
puntati sul G8 all’Aquila. Non possiamo permetterci il lusso di stare
zitti, invadiamo la città con la nostra presenza, la nostra rabbia, i
nostri bisogni.

Manifestiamo ovunque, ma manifestiamo all’Aquila in occasione del G8!

Noi aquilani, dai campi e dagli alberghi torneremo in città perché
riteniamo che la voce della popolazione terremotata debba essere
ascoltata e sostenuta da tutti e in occasione dell’appuntamento del G8
salutiamo e accogliamo tutti coloro che dalle altre città vogliono
venire a manifestare, a portarci un’autentica solidarietà dal basso e a
rafforzare la nostra lotta per la vita, non la nostra passività per la
sopravvivenza!

Rete di soccorso popolare

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